Era il 10 luglio 1943, le truppe anglo-americane erano sbarcate all’alba nelle spiagge meridionali siciliane. Alle 14,39, dalla Tunisia, iniziava il decollo di 29 bimotori americani Martin B-26 Marauder del 320° Bombardment Group Medium con obiettivo Dulcimer, cioè Vizzini. Li comandava il capitano Charles L. “Pappy” Belcher e aveva in dono per Vizzini 232 bombe da demolizione da 300 libbre e 45 a innesco ritardato di 45 secondi. Target principale il comando della 54a divisione di fanteria «Napoli» sul Poggio Impiso.

Su Malta, i bimotori erano raggiunti dalla scorta, Spitfire del 31° Fighter Group di Gozo. Problemi meccanici obbligarono al rientro in Tunisia 7 B-26. Un altro fu costretto ad atterrare a Pantelleria. Erano appena passate le 16,30 quando suonò l’allarme aereo. La contraerea iniziò a sparare, ma il tiro era leggero e impreciso. I velivoli della prima squadriglia erano a mille piedi di quota, individuarono quello che sembrava l’obiettivo e sganciano 96 bombe. La seconda squadriglia, invece, non lo individuò e tornò indietro con il carico. I velivoli nemici, incolumi, fecero rotta verso la base di partenza. Unico segno dell’azione bellica otto fori di schegge in una carlinga.

Quando le bombe giunsero al suolo, la terra tremò e molti vetri delle finestre andarono in frantumi. Però, il centro abitato restò integro, così come il comando di divisione sul Poggio Impiso. L’aviazione americana aveva sbagliato obiettivo, prendendo Licodia Eubea, anch’essa stretta e lunga, per Vizzini. Le bombe erano cadute appena a nord-est di Licodia, sulla contrada S. Venere, risparmiando il centro abitato.

I vizzinesi furono molto fortunati e, tutto sommato, pure i licodiani.

 

Domenico AnforaPubblicità